L’uomo che sapeva amare. Capitolo 3: Sabrina

Contiene scene di sesso esplicito, si sconsiglia la lettura ai minori.

Photo by rawpixel.com on Pexels.com

Durante la convalescenza da Claudia, che non fu né rapida né indolore e che lo chiuse in casa trascurando le clienti, iniziò a chattare con Sabrina. Si erano conosciuti un paio di anni prima che lui uscisse dal giro dei lavori socialmente accettati, durante una vacanza in barca a vela organizzata da un amico comune. Lei era con il marito, per cui avevano solo flirtato fra le righe, quel gioco del vorrei ma c’è lui che aveva creato un certo legame, una sorta di promessa rimandata, sospesa.

Fu lei a farsi viva con un’email, cosa che lo sorprese più del fatto che gli scrivesse, visto che erano diventati amici virtuali già durante il viaggio e sarebbe stato più sicuro mandargli un messaggio privato piuttosto che una email ad un indirizzo che sarebbe potuto non essere più valido. Aprì il messaggio con una certa eccitazione: da quando erano sbarcati non avevano avuto più contatti, eccettuata la rituale cena per lo scambio delle foto scattate in vacanza, cena alla quale lei si presentò con un abito ancor più provocante del topless che aveva ostentato in quei giorni o delle docce sul giardinetto della barca che le inturgidivano i capezzoli e le facevano venire la pelle d’oca e che lei faceva sempre rivolta verso di lui, ed ora tutto ciò che gli veniva in mente era la speranza che lei gli scrivesse “ora si può”. Quando vide le poche righe del messaggio, prima ancora di leggerle, rimase deluso: cosa poteva dirgli di importante, di intimo, in così poche parole? L’ansia e la curiosità crescevano nello spazio lasciato sempre più libero dall’eccitazione. Lesse.

“Ciao, come va? Ti ricordi di me? Sono la brunetta dalla quale non staccavi gli occhi di dosso, in barca in Corsica. Stavo facendo ordine fra i file ed ho ritrovato le foto di quella vacanza… Così mi sei venuto in mente ed ho pensato di scriverti… Cosa fai di bello?

Il mio numero è 3357085633 se preferisci rispondermi su Telegram…

Un bacio, Sabrina.”

Beh, non era andata così male, pensò. Poi, subdolamente, decise di risponderle in chat, come gli aveva suggerito, “così anche lei avrà il mio numero”.

“Ricordami, in che anno la vacanza in Corsica?”

Non usò emoticon intenzionalmente, voleva sembrare serio, darle la possibilità di rispondere con ironia. Aveva già iniziato a giocare con lei, ribaltando i ruoli e rendendosi lui quello irraggiungibile, quello desiderato. Una piccola vendetta per tutte le volte che lo aveva costretto a masturbarsi da solo nello stretto bagno della barca dopo averlo acceso di desiderio.

“2016. Ma devo essermi confusa, quell’anno c’era uno con il tuo nome ma era molto più simpatico di te, sarà stato un omonimo…”

“Ora ricordo! Sei quella a cui i capezzoli avevano bucato tutti i bikini!”

Era stato indeciso se scriverle quella battuta, non voleva essere volgare o inappropriato, ma era stata Mara, la moglie dello skipper, in barca, a farla per prima per darle implicitamente della sgualdrina e per mandare un messaggio ai mariti di entrambe. Al suo per ricordargli che era lei l’unica che doveva guardare, a quello di lei per dirgli di tenerla a bada. Rifacendola, voleva provocarla prendendo le parti della sua rivale e, al contempo, farle sapere che se la ricordava bene, eccome.

“Quelli te li ricordi, eh? Non gli toglievi gli occhi di dosso!”

“E tu non smettevi di puntarli verso di me…”

“Era divertente vedere le tue reazioni, quando eri costretto ad accavallare le gambe per nascondere l’effetto che ti facevo, come cambiavi espressione appena vedevi mio marito…”

“Mio marito”, non “Mario” ma “mio marito”. Lo aveva colpito la spersonalizzazione che aveva compiuto chiamandolo con il ruolo anziché con il nome. Era forse un messaggio in codice per dire “sono impegnata ma disponibile con le dovute precauzioni”? Voleva una conferma.

“E c’è ancora, Mario, o hai fatto come L’ape regina?”

“C’è ancora, vuoi che lo chiami? Se preferisci lui, basta dirlo!”

“Come potrei preferirlo a te? A lui non starebbe affatto bene quel vestito che avevi alla cena da Ale! Tu, invece, eri meravigliosamente attraente…”

“Meno male, stavo già rosicando se preferivi lui!”

“Anche io! Frocio sì, ma con buon gusto! Anche da gay, saresti più bella tu e rosicherei a non essere attratto!”

“Quindi ti attraggo? E cos’altro?”

“Davvero vuoi che ti risponda? Sei sicura? Non è sconveniente per una moglie?”

“Certo che è sconveniente, altrimenti che gusto ci sarebbe?”

“Prima dimmi dov’è tuo marito e cosa sta facendo.”

“È nell’altra stanza, al pc, che gioca a poker, perché?”

“Perché voglio che tu sia libera di arrossire. Dove sei?”

“In camera, sul letto, con la porta socchiusa…”

“Bene. Vuoi sapere cos’altro mi fai? Mi fai incazzare perché ti fai desiderare senza concederti. Intendo, senza concederti ai piaceri che ti farei provare…”

“Sei così sicuro che proverei piacere? Addirittura piaceri, plurale… Presuntuoso o sicuro di te?”

“Potresti scoprirlo facilmente…”

“Dimmelo. Se fossi lì, sul tuo letto, cosa faresti?”

“Di sicuro non giocherei a poker!”

“Stupido! Dai, sono sul tuo letto con una sottoveste di seta nera, senza nulla sotto, dimmi cosa mi faresti…”

“Innanzitutto, ti prenderei per una mano e ti farei alzare. Non ci siamo ancora baciati e voglio farlo in piedi, voglio sentire il tuo corpo schiacciato al mio, percorrere la tua schiena con le mani, i tuoi fianchi, il tuo viso, mentre le nostre lingue si inseguono, si annodano e si sciolgono, si ritraggono e si fanno desiderare fino ad afferrarle coi denti, ci mordicchiamo le labbra, quasi a trattenerci, ad impedirci di allontanarci, a stabilire un possesso. Le mie mani sul tuo sedere, lo afferrano stretto e ti spingono ancora di più verso di me. Le tue mani che mi tolgono la maglia, che scorrono sul mio petto e sulle braccia, che mi graffiano la schiena quando ti afferro le chiappe e senti il mio bozzo contro il tuo ventre…

Come vado? Procedo o ti sei già addormentata?”

“Sono sveglia ed eccitata. Continua, mi piace…”

“Ti tolgo la sottoveste, faccio scivolare le spalline e la lascio scendere fino a terra. Ti ammiro per un istante, ma tu mi slacci i pantaloni e me li togli, indugiando con il viso davanti ai boxer, facendoti desiderare ma senza concederti, come sai fare tu… Ti prendo in braccio ricominciando a baciarti, mentre le tue gambe si avviluppano alla mia schiena, e ti adagio di nuovo sul letto. Ti bacio sul collo, gioco con l’orecchio, lo lecco per inumidirlo e poi ci soffio dentro. Ti vengono i brividi e mi viene in mente una cosa… Dal nulla tiro fuori un cubetto di ghiaccio e lo passo sui tuoi seni, sui capezzoli… Voglio rivedere i tuoi chiodi puntati su di me, la tua pelle d’oca, quel brivido di freddo piacere che avevi in barca… Poi te li riscaldo con la lingua, li bacio, infilo il seno dentro la mia bocca quasi per intero e lo succhio. Con la lingua, sfiorandoti, scendo fino all’ombelico, ci giro intorno, entro ed esco da quel buco così sexy, te lo scopo. Quando scendo più giù hai un fremito, sto per sfilarti le mutandine, senti il mio fiato sul pube… Con le mie labbra, sfioro le tue, quelle più intime… Sento le tue cosce intorno al viso, le muovi per il piacere… La mia lingua trova il tuo clitoride, si fa spazio fra le tue labbra e le spalanca, ti entra dentro poi esce e torna al clitoride. Te lo lecco, ci giro intorno, lo mordicchio, lo bacio, lo succhio, lo stringo fra le labbra e lo tiro. Una mano sale dal ginocchio, all’interno della coscia, fino a raggiungere la tua fica spalancata e bagnata. Prima di entrare, le dita scorrono all’esterno, accompagnano la lingua o prendono il suo posto, poi una si infila dentro, seguita da quella vicino. Hai due dita dentro di te, due mie dita. Mentre le due dita ruotano all’interno, con l’altra mano ti accarezzo il clitoride, a volte piano a volte velocemente.

Stai godendo?”

“Si”

“Bene, perché ora la mia bocca risale su fino alla tua, il mio corpo sul tuo, il mio membro duro fra le tue gambe… Ora vuoi continuare tu? Cosa fai?”

“Lo afferro con una mano e mi ci masturbo. Quando te l’ho bagnato con la mia fica, te lo prendo in bocca ed inizio a succhiarlo, a leccartelo dalla punta fino alle palle. Infilerei tutte le tue palle in bocca, mentre te lo maszturbo, per poi riprenderlo in bocca fino in fondo. Lo sento in gola, mi sembra di affogare quando mi tappi il naso. Apro ancora di più la bocca, lo spongi ancora più a fondo. Ti sento dentro di me. Muovo la testa per scoparti con la bocca, mi piace vedere come godi, quanto ti piace… Ora sei pronto per la mia fica. Ti monto sopra e me lo infilo dentro. Struscio il mio ventre sul tuo, per godere il doppio. Ti pprendo le mani e me le metto sui seni. Mi piace come li stringi, come entrano perfettamente nelle tue mani. Mi appoggio sul tuo petto e cominicio a cavalcarti sempre più forte. Voglio sentirti tutto dentro di me. Ci ribalto e ti metto sopra di me, ti chiedo di sfondarmi. Voglio sentire la tua forza, voglio che mi prendi, che mi sfondi. Le tue mani che mi afferrano da dietro e mi fanno inarcare la schiena,mi afferrano il sedere e me lo spalancao, che prendono le mie mani e le bloccano sopra la testa. Sono completamente abbadonata a te, voglio essere usata da te. Voglio che mi riempi di sperma, e poi voglio pulirtezlo conn la bocca…

Scusa gli errori, stavo scrivendo con la sinistra, la destra era impegnata…”

“Anche io stavo leggendo con la sinistra…”

“È stato bellissimo.”

“Allora, ti vuoi concedere i piaceri che ti farei provare? Ti ho convinta?”

“Vedremo…… Ora devo andare. Un bacio.”

“Ti bacio anch’io. Intensamente.”

Si sentì leggero, e non solo perché si era svuotato, ma anche perché era da tanto tempo che non lo faceva per piacere anziché per lavoro. Anche se era stato solo sesso virtuale, era quello di cui aveva bisogno dopo Claudia: una donna che lo desiderasse, sì, ma che volesse anche essere desiderata senza pagare, un rapporto alla pari, insomma. Anzi, nei giorni seguenti sentì la necessità di frequentare nuovamente le clienti, visto che le sessioni di sexting con Sabrina continuavano, con l’aggiunta di foto piccanti che lei aveva iniziato ad inviargli spontaneamente, senza che nessuno dei due proponesse mai un incontro di persona: ne approfittava per mettere in pratica le fantasie che si scrivevano, sorprendendo le clienti con un nuovo modo di fare, a volte meno romantico del solito ma, forse, persino più soddisfacente. Aveva iniziato a dominarle, non tutte certo, e non sempre, ma vedeva come il senso di colpa per la loro lussuria spesso si trasformava in sottomissione, nel desiderio di essere trattate da troie, di essere umiliate, usate. Anche a lui, certe volte, piaceva usare le donne, sottometterle. Era come se, in quelle occasioni, volesse vendicarsi di Claudia e di tutte le donne che lo avevano fatto soffrire in passato.

Le cose andarono avanti così per qualche settimana, finché Sabrina non gli scrisse che il marito sarebbe stato fuori cinque giorni per lavoro e che sarebbe rimasta a casa da sola. Lo interpretò come una proposta, un invito. Non volle scriverle nulla, al proposito, ma preferì aspettare che il marito fosse partito per telefonarle. Era convinto che, a voce, potesse essere più convincente, più sensuale.

Sabrina rispose allegra e disponibile come sperava, come immaginava che fosse la sua voce quando si scrivevano. Era sorpresa ma non infastidita. I convenevoli finirono molto presto, come nei messaggi, e lei cominciò a stuzzicare la sua fantasia con il racconto di come il vestito leggero che indossava le scopriva la pelle e cosa lasciava intravedere. Lui la interruppe, proponendo di farglielo vedere di persona, di incontrarsi a casa di uno dei due, quella che preferiva. Dopo un attimo che sembrò un’eternità pesantissima, lei rispose che non poteva, che non sarebbe riuscita a nasconderlo al marito, che avrebbe scoperto tutto solamente guardandola in faccia, che si sarebbe sentita sporca. Anche se il rapporto era stanco, non se la sentiva di tradire il marito, tantomeno di lasciarlo. E lei era una passionale, o tutto o niente, quindi non poteva permettersi due storie di cui una clandestina. A poco valse l’obiezione che il sesso virtuale che avevano fatto e le foto che gli aveva mandato fossero già un tradimento. Provò anche a citare Doppio sogno di Arthur Schnitzler e Eyes wide shut di Stanley Kubrick, inutilmente. Le disse che sacrificarsi per qualcuno era sbagliato, “che poi ci si ritrova sempre soli e ci si pente dei sacrifici fatti, che la vita è una e neanche così lunga e non possiamo permetterci di rinunciare alla felicità neanche per un minuto perché, quando finirà, saremo comunque soli e faremo i conti con quello a cui abbiamo rinunciato e non avremo più.” In pratica, le disse quello che avrebbe voluto dire a Claudia. Ma lei era inamovibile, la paura di perdere il suo matrimonio borghese che le offriva l’unico ruolo sociale che si sentisse in grado di interpretare era troppo grande. Si rese conto che, se per lei il divorzio era ancora considerato un’onta, non aveva speranze di farle cambiare idea ma, soprattutto, non ne aveva più l’intenzione. Improvvisamente era passato dal desiderio alla compassione. Le disse che lei era più forte ed intelligente di come si considerava e che la moglie era solo uno dei ruoli che avrebbe potuto rivestire. Che stava soffocando una leonessa, quella che lei era realmente ma che nascondeva per conformismo, che quando avrebbe smesso di aver paura avrebbe scoperto che il mondo era ai suoi piedi, che il suo unico ruolo era quello di risplendere e di illuminare tutti con la sua bellezza e la sua intelligenza. Cercava di pungerle l’orgoglio, così, anche se non l’avesse convinta nell’immediato, sperava che un giorno le sue parole l’avrebbero aiutata a rompere le catene con cui si era legata da sola. Alla fine, come ultima spiaggia, le rivelò cosa facesse per vivere. Forse, pagandolo, si sarebbe sentita meno in colpa, meno legata a lui, meno traditrice. Lei non capì se stava scherzando o se fosse serio, rimase con un dubbio sospeso, con una battuta ma anche con un’eventualità. Lui smise di insistere, si salutarono con malinconia, sapendo entrambi che il gioco si era rotto e che non si sarebbero risentiti presto, forse mai più.



< Vai al capitolo 2Vai al capitolo 4 >


Offrimi una carbonara

Il tuo contributo mi permette di continuare a scrivere senza padroni.

10,00 €

Una tantum
Mensile
Annuale

Donazione una tantum

Donazione mensile

Donazione annuale

Scegli un importo

€5,00
€15,00
€25,00
€5,00
€10,00
€15,00
€25,00
€50,00
€100,00

O inserisci un importo personalizzato


Apprezziamo il tuo contributo, è quello che ci permette di restare liberi e continuare a scrivere.

Apprezziamo il tuo contributo, è quello che ci permette di restare liberi e continuare a scrivere.

Apprezziamo il tuo contributo, è quello che ci permette di restare liberi e continuare a scrivere.

Fai una donazioneDona mensilmenteDona annualmente

Annunci

Annunci

12 pensieri su “L’uomo che sapeva amare. Capitolo 3: Sabrina”

  1. Siamo già passati dal ” Voleva dare piacere alle donne” al ” le voleva sottomettere”…. Questo percorso è molto interessante e quindi leggerò la prossima.

    "Mi piace"

    1. Devo essermi distratto mentre scrivevo: in che modo cercare di tirare fuori la leonessa nascosta in una donna sarebbe sottometterla? 🤔
      Quello che fa il protagonista è cercare di convincere le donne a seguire il proprio io interiore, la propria indole, ad essere se stesse senza condizionamenti esterni, che siano familiari, sociali, religiosi o psicologici. Lui le vuole libere e indipendenti, forti e sicure di sé, come puoi dire che le vuole sottomettere?

      Piace a 1 persona

      1. “Lui vuole”. Questa frase esprime una volontà di lui e non delle donne con cui lui va. Le donne lo pagano solo per avere il piacere e non per essere liberate dai condizionamenti. Quindi lui avendo già uno scopo diverso, che non è dar loro il piacere che si aspettano, impobe loto la sua di volontà. Il suo intento è ammirevole ma è pur sempre il suo scopo personale che lui persegue.

        "Mi piace"

          1. Sí, certo, io ti sto dando le mie impressioni spontanee a prima lettura. Vedo che la base psicologica dei racconti è sempre presente e questa è un’ottima cosa 😉 poi ciò che ne posso pensare io è sempre una considerazione personale.

            "Mi piace"

            1. A me fa piacere il tuo coinvolgimento, solo che molte delle tue osservazioni troveranno la risposta nel corso dei capitoli. Se avessi spiegato tutto nel primo capitolo, poi restava solo il porno! 😂😂😂

              "Mi piace"

        1. Il medico ha come scopo personale quello di guarire le persone (qualcuno ha lo scopo di prendere i soldi dalle case farmaceutiche, ma è un altro discorso), ma dal medico ci si va spontaneamente e nessuno ci obbliga a seguire le prescrizioni. Vale lo stesso discorso.

          Piace a 1 persona

          1. Veramente dal medico ci si va quando si hanno dolori, sintomi, disturbi vari da curare. Non è spontaneità ma costrizione. Allo stesso modo forse le tue clienti cercano inconsciamente una cura là dove pensano che possa stare. Ma è sempre lui a decidere cosa fare, come farlo, come agire. È sempre un tipo di relazione up-down.

            "Mi piace"

            1. Se ti rivolgi ad un meccanico per riparare la macchina o ad un personal trainer o ad un dentista, vuoi partecipare al processo decisionale o ti affidi alle loro competenze?
              In questo caso sembra che tu non consideri affatto la scelta volontaria di rivolgersi ad un professionista come lui. Innanzitutto, se hanno scelto lui anziché un manzo palestrato è per via del suo approccio, in secondo luogo c’è sempre un incontro preliminare in cui ci si accorda sulla “terapia”, infine a nessuna viene impedita la possibilità di dire “basta” o “no”.
              Da come la metti tu, sembra che siano tutte costrette a subire senza possibilità di scelta, ma è esattamente il contrario: è perché scelgono, che si rivolgono a lui!

              Piace a 1 persona

              1. Dunque c’è un incontro preliminare di solito? Non conosco come avviene l’iter di questo tipo di situazione. Ok, scusa, pensavo fosse una cosa diversa. Non ho mai ” comprato” nessuno e quindi ho dato per scontato che fosse lui a gestire tutto.

                "Mi piace"

  2. Inoltre, ultimo ma non ultimo, una donna che decide di pagare per il sesso è già una donna che sa ciò che vuole e se lo prende, contemporaneamente, però, è anche una donna con dei problemi relazionali, se ha bisogno di pagare per ricevere calore umano…

    "Mi piace"

Lascia un commento