Introduzione al Reddito Universale degli Uguali

Partiamo con l’affermare un principio: ESSERE POVERI NON È UNA COLPA!

Ci sono mille motivi per cui uno si ritrovi in uno stato di indigenza, dalla perdita del lavoro (che dopo una certa età è irreversibile) ad un lavoro precario e\o sottopagato. Sono molti i lavoratori che si trovano ugualmente sotto la soglia di povertà.

Equiparare la povertà alla mancanza di produttività è tipico di una società basata sullo sfruttamento dell’uomo, mentre ci sono decine di attività che contribuiscono al benessere della società e che non sono produttive e non vengono retribuite.

Attribuire un valore economico ad una persona equivale a considerarla come una merce: il valore di uomo è il suo costo in termini di salario. Cosa c’è di più disumano e capitalista di questo?

La povertà non è sinonimo di scarso valore o di pigrizia.

Come si combatte la povertà? Dando i soldi a chi è povero, semplice!

Perché una soluzione così ovvia non viene presa in considerazione? Perché la povertà, o la minaccia della povertà, è strumentale al ricatto lavorativo e allo sfruttamento dei lavoratori da parte dei capitale: come si potrebbe accettare altrimenti di lavorare per una ciotola di riso, perché certi salari questo valgono, se non ci fosse lo spettro della povertà? Come si costringerebbero le persone ad accettare tutte le angherie di un capo autoritario, se non temessero di perdere l’unica cosa che li separa dalla povertà: il lavoro?

In questa ottica, il reddito di cittadinanza è uno strumento che non vuole risolvere il problema della schiavitù dal lavoro ma serve a rafforzare il concetto che è una colpa essere poveri: è colpa tua se non lavori e devi dimostrare di essere disposto a tutto pur di non diventare povero. Anche accettare un lavoro a 600 km dalla famiglia per una paga che non ti permette di coprire neanche le spese per vivere fuori casa.

Il messaggio culturale veicolato dal reddito di cittadinanza è: il povero è assimilato al nullafacente, allo sfaccendato, all’ozioso, a colui che trascorre il tempo sul divano e deve imparare a guadagnarsi la vita. Non c’è più una responsabilità del sistema economico e sociale, ma una colpa individuale che può essere espiata solo accettando offerte di lavoro al ribasso.

Oggi più che mai dovrebbe essere chiaro che il lavoro e la povertà spesso coincidono. Lavorare 48 ore a settimana per 600-800€ ti rende povero economicamente e umanamente. Sei al pari di un robot qualunque, senza anima e senza una vita tua.

IL REDDITO UNIVERSALE DEGLI UGUALI, invece, dando a tutti di che vivere al di sopra della soglia di povertà, ridona la dignità perduta e azzera realmente la povertà. Avendo la sicurezza economica, si sarà liberi dal ricatto dello sfruttamento: perché devo essere pagato 3€ l’ora per fare un lavoro schifoso, se non ho più la paura della povertà? Senza più questo ricatto, i datori di lavoro saranno costretti ad offrire salari giusti e condizioni di lavoro umane.

Finirebbe lo sfruttamento, non il lavoro!

Le persone, finalmente libere dalla necessità, potranno dedicarsi alle attività più consone ai loro interessi e saranno ancora più produttive perché lavoreranno con più passione e senza sentirsi costrette dallo spettro della fame. Si faranno lavori che si amano anziché accettare il primo che capita. Ci sarà persino chi continuerà a fare lavori temporanei, chi sarà felice di contribuire a rendere bello il luogo in cui vive e pulirà le strade con passione, ci sarà chi farà arte, chi si dedicherà alla filosofia, chi si prenderà cura del vicino di casa, chi farà volontariato (vero, non quello retribuito delle ong).

Non ci sarà più la microcriminalità, quella dettata dalla povertà.

Non ci saranno più le malattie da malnutrizione.

Ci sarebbe un risparmio collettivo in tutti sensi e un guadagno ancora maggiore.

Sarebbe la fine del capitalismo o, perlomeno, dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo.

Ci sarebbe una società composta da persone LIBERE.

Chi ha più ricchezza ha più LIBERTÀ, a maggiore disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza corrisponde una maggior disuguaglianza nella distribuzione della libertà e minore uguaglianza sociale.

Combattere la povertà, distribuire la ricchezza, significa DISTRIBUIRE LIBERTÀ!

Per approfondimenti:
http://www.redditodibase.org


Scritto inedito di clacclo per il Centro Studi Libertari “Società Aperta”.


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7 pensieri su “Introduzione al Reddito Universale degli Uguali”

  1. Mi spiace contraddirti ma in molti casi le persone che prenfono il reddito di cittadinanza non vanno a fare i colloqui e tutto questo non viene controllato, come invece viene fatto all’estero, e perciò in questo modo esprimono un chiaro pensiero di “non voler” lavotare e non di “non poter” lavorare. All’estero se non ti presebtiai colloqui di lavoro e non provi a lavorare ti tolgono tutto. In Italia c’è molta gente che non solo non fa i colloqui ma si vanta anche di avere” amici al comune e quindi può fare tutto ciò che vuole senza nessun controllo. Questo comportamento non è tollerabile perchè capisco chi si trova all’improvviso licenziao o si è dovuto licenciare per certi motivi ma fare i furbino, non mi piacciono questo tipo di persone. E inoltre se dovessero dare un sussidio a tutti i poveri credo che il numero dei poveri salirebbe di tantissimo e visto che non fanno nai controlli, tanta gente prenderebbe soldi, anche se li ha ( com’è successo e come succede ancora adesso). Quindi non è una colpa essere poveri ma è una colpa ragionare in questo modo per fregare tutti. Purtroppo ciò non succede solo alsud, come dicono in tanti, ma anche qui al nord. E chisi spacca la schiena per 10-12 ore non merita di vedere gente che “non vuole lavorare” e si passa le giornate a letto a chattare sui social senza mai andare ai colloqui. E no, non lo trovo giusto.

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    1. Scusami la franchezza, ma ci sono tre errori di fondo nella tua obiezione. Il primo è che, da un lato, se qualcuno truffa lo stato va sbattuto in galera ma non si abolisce nessuna legge per colpa dei furbetti. Il secondo è che le chiamate di lavoro effettuate sono una briciola nell’oceano, quindi farne un caso è come dire che, siccome uno su mille ha un attacco di diarrea fuori casa, allora dobbiamo restare tutti a casa.
      Infine, evidentemente non sono stato chiaro, essendo Universale andrebbe a chiunque, a prescindere da qualunque fattore scriminante. Se il Reddito Universale è dello stesso importo della soglia di povertà, la povertà non c’è più. È semplice. Ci saranno i ricchi, a cui quella cifra non cambierà nulla, e le classi medie e povere a cui cambierà molto o tutto.

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      1. Ok e dove si prendono tutti questi soldi per il Reddito universale? Siamo 7 miliardi di persone. 2 miliardi lavorano e il resto prende il reddito? Perchè chi lavora dovrebbe accollarsi la vita altrui? È un pò come i monaci del passato che pregavano e vivevano dell’elemosina altrui. Ma perchè chi lavora dovrebbe lavorare e pagare il reddito agli altri? I ricchi, a meno che non siano miliardari, non darebbero nulla. Più si è ricchi e più si è avari, non lo sai questo? Hai mai visto una Ferragni rinunciare ad un paio di scarpe per portare un senzatetto in albergo? Direi proprio di no. Tutte le ostentate opere di bene che fanno certa gente le fanno solo per metter foto sui social. I miliardari chi li obbligherebbe a dare unaparte dei loro guadagni? Lo Stato? Ma se lo stato non sa neanche farrispettare le leggi di sicurezza nelle aziende, non sa gestire questioni di giustizia e non ci pensa proprio alla condizione dei poveri. Nessun tipo di stato ci pensa, guardati intorno, nè in Europa nè oltreoceano nè in Oriente esiste uno stato cge si preoccupa dei poveri. Gli esseri umani son tutti egoisti, tranne qualche sparuto gruppo. Quindi dobbiamo parlare in modo realistico o utopistico?

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        1. Si chiama “introduzione” e non “proposta” perché la proposta di legge la sto ancora scrivendo. Quando sarà finita, ti farò sapere chi votare per renderla legge. 😉
          C’è bisogno di cambiare molti paradigmi e molte convinzioni superate, perché si realizzi…

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            1. Il politico è uno che non sa fare nulla e non ha mai lavorato. Io faccio politica: cerco soluzioni per migliorare la vita di tutti, a prescindere dal fatto che abbia una poltrona incollata al sedere (non ce l’ho 😁) o un ruolo di potere (non ho neanche quello! 😁).
              Per rispondere alla domanda, la sto scrivendo insieme ad altri per proporla a chiunque fosse disponibile ad inserirla nel suo programma. 😉

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    2. Sulla equazione povertà=pigrizia e sul ricatto lavorativo (se non accetti questo lavoro da schiavo ti aspetta la povertà ed il piatto vuoto), credo di aver già risposto nell’articolo.

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