Anatomia di un amore finito

Ho già scritto, in precedenza, di come sia difficile, per un figlio, riconoscere il tipo di amore dei propri genitori verso di lui. Ma anche nelle relazioni esistono diversi tipi di amore ed ognuno ha bisogno di una diversa elaborazione, soprattutto quando finisce.

Ci sono quelli tossici, e bisogna capire quale nostra esigenza andavano a soddisfare, perché sentivamo il bisogno di essere umiliati o trattati come venivamo trattati (violentemente, oppure con distacco, con disprezzo, etc… Ci sono mille sfumature di amore tossico), cioè perché sentivamo il bisogno di un rapporto di quel tipo.

A volte, ad esempio, siamo attratti dalle persone che riescono ad imbrigliare più di chiunque altro (più dei genitori, per intenderci) il lato più forte del nostro carattere, in genere l’indipendenza. E, così, la persona più forte e libera si ritrova in un rapporto di dipendenza che può avere diverse sfaccettature: dalla semplice perdita dell’autonomia (di azione, di movimento, decisionale, psicologica) fino alla dipendenza sessuale (si diventa il giocattolo erotico di qualcuno, rinunciando ad ogni tipo di controllo sui tempi e i modi, anteponendo il desiderio sessuale a qualunque impegno familiare e lavorativo).

In mezzo ci sono mille variazioni di dipendenza, che miscelano in percentuali diverse i due aspetti limite che ho indicato.

Riconoscere questo tipo di amori è relativamente più semplice, ma liberarsene è la cosa più difficile perché affondano le loro radici nel nostro inconscio, nelle nostre debolezze. A volte, gli strascichi di una relazione possono protrarsi per molti anni dopo la sua fine, alimentati dal rimpianto e dalla nostalgia. Ma, se la fine del rapporto può avere anche un’origine esterna (ad esempio, la scoperta del tradimento da parte di un coniuge o una nuova fiamma conosciuta dal nostro padrone – non in senso bdsm, ovviamente – ), la nostra guarigione dipende sempre da uno scatto d’orgoglio, dal desiderio di tornare a vivere per noi stessi, dalla riscoperta della propria individualità e dei propri desideri e bisogni affettivi.

Poi ci sono quegli amori che hanno avuto un passato radioso ma che sono cambiati. Lì subentrano tanti fattori che spingono a trascinarli nel tempo senza accorgersene: la speranza che tornino ad essere quelli di prima, l’abitudine, la paura di cambiare, la rassegnazione, il non rendersene conto perché non c’è più l’amore ma c’è ancora un profondo affetto, un legame profondo, etc…

Secondo me, staccarsi da questi amori è più difficile, soprattutto se non interviene qualcuno dall’esterno per mostrare quel che ancora è possibile ottenere da una relazione, una persona che inaspettatamente ci faccia provare di nuovo quei sentimenti, quelle sensazioni, quelle gratificazioni, quella comprensione, quella condivisione e quel desiderio di progettualità che avevamo perso con il passare del tempo e la routine quotidiana, che tutto fagocita.

Non è necessario che questa nuova epifania si concretizzi in una relazione: a volte può fermarsi all’amicizia perché non ricambiamo gli stessi sentimenti, altre volte potrebbe essere una storia virtuale che nasce e muore online. Ciò che conta è la riscoperta di quel che possiamo ricevere ancora da un’altra persona, cosa è disposta a fare per noi, come ci fa sentire desiderati ed accettati per quello che siamo.

In questi casi, la relazione esausta verrà troncata di colpo, senza strascichi emotivi da elaborare e anche per il partner, nonostante eventuali ritrosie iniziali, sarà più facile da accettare e superare.

Quale che sia il tipo di rapporto che abbiamo con il nostro partner, in conclusione, abbiamo sempre lo stesso dovere nei confronti di noi stessi, del nostro IO più intimo, del nostro cuore: domandarci ogni giorno il perché amiamo la persona amata, sceglierla ogni giorno con consapevolezza, sapere cosa ci può offrire e cosa vorremmo che ci offrisse, cosa siamo disposti a dare e cosa siamo disposti a fare. In altre parole, essere onesti con se stessi e, di conseguenza, con il partner, cioè non vivere in una illusione ma nella realtà. Che, poi, è la cosa più difficile da fare quando si tratta di amore!


Scritto inedito di clacclo. Riproduzione vietata.


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3 pensieri su “Anatomia di un amore finito”

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