Chattiamo?

“Noi ci eravamo già abbastanza allontanati dalla socializzazione con l’informatica, diciamolo chiaramente. Non avevamo bisogno del Covid, per creare un’altra forma di distanziamento. Perché da tempo molti giovani parlano attraverso il computer, molta gente lavora avendo davanti a sé non il prossimo, ma uno schermo. L’informatica ha già creato un distanziamento sociale, una comunicazione che non è guardarsi in faccia, uno di fronte all’altro. La relazione si è già diluita nella configurazione informatica che non è più un io e te, ma io e la tua rappresentazione nello schermo che sta davanti a me.”

— Umberto Galimberti

Questa, se pur sembra una riflessione umanistica sensata, nasconde una profonda ignoranza della realtà, secondo me: prima dell’informatica passavamo spesso i pomeriggi chiusi in camera da soli o facendo lievitare le bollette con telefonate di ore.

Chi poteva uscire e socializzare prima lo fa anche adesso, ma chi viveva isolato, chi aveva genitori repressivi, chi aveva problemi di timidezza e di socializzazione, oggi ha trovato la possibilità di comunicare ugualmente e, spesso, con più persone di quante ne poteva raggiungere prima. Al telefono potevi parlare con una sola persona e senza vederla, oggi puoi chattare con più persone contemporaneamente e fare video-chiamate.

E non parlo solo dei giovani che vivono in provincia (si pensa sempre, erroneamente, che il mondo sia tutto nelle città), ma penso anche a quanti anziani hanno potuto mantenere rapporti sociali a distanza pur senza la possibilità di muoversi da casa. La messaggistica si è aggiunta, ha colmato un vuoto, non ha sostituito le altre forme di comunicazione tranne quella cartacea.

Molti adolescenti depressi hanno trovato conforto nei social e si sono sentiti meno soli e incompresi, cosa che prima non avveniva. Ma non solo gli adolescenti! Quanti adulti hanno la solitudine riempita di relazioni virtuali significative?

Migliaia di amicizie sono nate fra sconosciuti che, prima, sarebbero stati soli senza nessuno con cui comunicare. Condannare la comunicazione digitale, informatica come dice Galimberti, significa avere una visione parziale e retrograda della realtà che ci circonda.



Scritto inedito di clacclo. Riproduzione vietata.


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2 pensieri su “Chattiamo?”

  1. Ho messo mi piace ma purtroppo il risultato di tanta socialità virtuale è la solitudine, la depressione, l’apatia e la noia. Basta parlare con chi sta tutti i giorni online. Tanti hanno conoscenze virtuali, li chiamano amici, ma poi si ritrovano soli. E lo dicono, e si disperano, ma non lo scrivono nei social perchè là non devi mai mostrare emozioni negative. Là non puoi dire che sei depresso.

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    1. Secondo me c’erano anche prima… Comunque su Tumblr e sui social meno frequentati da parenti e amici se ne parla eccome! Certo, non su Facebook o Instagram o Twitter, dove l’apparenza e la superficialità sono l’unico scopo.

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