Il parco

Il parco

Era una bella giornata di sole, l’aria era tiepida nonostante fosse inverno, le panchine erano tutte occupate, anche quelle in ombra, e ovunque correvano bambini alla scoperta del mondo. C’erano adolescenti in comitiva, coppie di ogni età, passanti, pensionati, famiglie e gruppi di amici: il parco ribolliva di vita.

Il primo ad accorgersene fu il poliziotto nella sala controllo della videosorveglianza: viste dall’alto, le persone si muovono in maniera fluida e prevedibile ma quei due, al centro della piazza, avevano interrotto quel flusso, si erano bloccati all’improvviso. Prima lui. Si bloccò come si blocca un robot, di botto e senza preavviso. Lei, dopo qualche passo, doveva essersi accorta di essere rimasta a parlare da sola. In realtà, si girò a guardarlo perché era stupita dall’assenza di una reazione e si accorse che si era fermato. Dall’alto, il poliziotto questo non poteva saperlo, ma capì subito che si trattava di una lite di coppia. E che lei aveva torto.

“Marco! Ora che ti prende? Dái, vieni qui, non fare lo scemo!” Fu questa frase a fare alzare la testa dal libro ad Antonio. Amava passare la pausa pranzo su quella panchina, con un buon libro e la testa serena. Sperava sempre di essere interrotto da storie reali di persone reali, anche perché lo aiutavano a comprendere meglio i libri che leggeva: confrontava continuamente realtà e finzione alla ricerca della verità sull’essere umano. Quel giorno non ebbe un attimo di esitazione e chiuse immediatamente un dito nel libro, per non perdere nulla della realtà e neanche della finzione.

Il silenzio che seguì la richiesta di Gianna richiamò l’attenzione di un paio di anziani, seduti da una parte e dall’altra della piazza. Vedevano ognuno il controcampo dell’altro. Probabilmente, lo stesso pensiero passò per la testa di entrambi, “Eccone un’altra! Iniziano tutte allo stesso modo! Vediamo questa come va a finire!”, perché l’esperienza aveva insegnato loro che si impara di più su una persona guardandola litigare che vivendoci insieme per dieci anni. “Sai litigare? Come litighi?” sono le domande che andrebbero fatte al primo appuntamento!

Ora erano tre coppie di occhi e orecchie a guardarli dalla piazza, intorno a loro, mentre al poliziotto dovevano bastare solo gli occhi e nessuno può capire quanto avrebbe voluto essere, anche lui, là fuori. Resta il fatto che tre persone avevano interrotto la loro attività per seguire gli sviluppi della vicenda. Questo fatto, unito al fatto che Gianna si era avvicinata a Marco, gli aveva preso la mano e, dolcemente ma con la consapevolezza di essere in torto, quindi con un tono di voce dall’inflessione implorante, spinse anche i vicini dei primi spettatori ad alzare i loro sguardi. Mentre Gianna parlava così piano da mettere tutti gli spettatori sullo stesso piano del poliziotto, tutta la piazza stava facendo una ola di teste che neanche allo stadio!

Marco riportò lo squilibrio naturale fra gli spettatori, urlando incurante del pubblico:

”Cioè, fammi capire: mi stai dicendo che sei andata a letto con Marta, solo perché eri triste? Mentre io, coglione, ti stavo preparando una cenetta romantica per coccolarti e farti capire quanto ti amo?”

“Avevo bisogno di un’overdose di coccole, e allora?”

“Allora? Sono mesi che fantastichiamo sull’andare a letto con Marta e tu ci vai da sola senza avvisarmi? Sei un’egoista, ecco cosa sei!”

Le mani di entrambi disegnavano nervosi gesti nell’aria, ed era l’unica cosa che sapeva il poliziotto che guardava dall’alto. Era una scenata vera e propria e lui provava una solidarietà virile con la vittima dell’isteria femminile. Non c’erano altre spiegazioni: lei era la solita insicura rompicoglioni che faceva scenate di gelosia a buffo, senza un motivo fondato sulla realtà. Non serviva sentire le parole, per capirlo.

Giù al parco, invece, la scena apparve davvero inconsueta, al punto che qualcuno domandò al cielo “Ma dove andremo a finire?”. Il poliziotto ebbe, per un attimo, la sensazione che si rivolgesse a lui.

“Ma noooo! Ero così spaventata all’idea che non mi piacesse, che non volevo rovinare tutto, quando l’avremmo fatto insieme… che ho voluto provare prima per essere sicura!”

“Seee… Vabbè! Ma almeno ti è piaciuto?”

“Così tanto che stasera Marta dorme da noi! Mi sei mancato tanto, volevo che ci fossi anche tu! Brutto idiota insicuro! Le ho leccato il culo per te! Letteralmente! E tu mi fai una scenata? Col cazzo, ora, che ti faccio vedere i video che ho fatto per te!”

Adesso, nella piazza, oltre agli occhi e alle orecchie, anche le bocche erano spalancate. Se la reazione degli uomini presenti è facilmente prevedibile e unica per tutti, anche per quelli che fanno finta di essere indignati, cioè invidiano Marco con tutto il cuore e anche con altro, nonostante alcune prostate ribelli, fra le donne serpeggiavano due umori opposti e contraddittori: da una parte, soprattutto fra le più anziane, il disgusto per il grado di umiliazione a cui Gianna si sottoponeva, misto alle resistenze culturali riguardo l’omosessualità propria (quella altrui era tollerata con l’ipocrisia del buon viso a cattivo gioco); dall’altra parte, la condanna pendeva sulla testa di Marco, reo di sfiducia nei confronti di una donna devota e innamorata. Il fatto che alcune donne fossero indecise su quale delle due posizioni tenere, rendeva il tutto più complicato.

Marco e Gianna, intanto, erano così presi dalle loro emozioni, che continuavano ad urlare anche se avevano smesso di aggredirsi. Cioè, il tono non era cambiato, finora, ma si era passati dall’urlarsi accuse all’urlarsi promesse.

“Anche per lei era la prima volta! Pensi che se le fossimo saltati addosso insieme, non sarebbe scappata? Sei così idiota che sono tentata di disdire tutto e andare io da lei, stasera! Da sola!”

A questo punto, smise di urlargli a pochi centimetri dal viso, si voltò e usò l’arma segreta di tutte le donne del mondo: minacciò di andarsene. In realtà si incamminò sul serio, come prevede la prassi della minaccia, mettendo Marco nella condizione di inseguirla o lasciarla andare.

“Aspetta!”

Gianna si girò, senza fermarsi, la faccia neutra. Marco allungò il passo e la raggiunse. Nessuno era in grado, oltre lui, di vedere il sorriso nei suoi occhi. Quando la raggiunse, senza dire una parola, lei gli mise un braccio intorno al fianco, lui un braccio sulle spalle e, così abbracciati, uscirono dal parco e dalla vista.

Il poliziotto, dall’alto, vide la scena muta. Zummò persino su di loro, nell’inutile tentativo di sentire. Quello che vide lo lasciò stupito: come era potuta cambiare così repentinamente la situazione? Cosa non aveva capito? Cercò subito la telecamera all’uscita del parco, li trovò facilmente. Stavolta poteva vederli frontalmente, poteva vedere bene i loro visi e quello che vide gli illuminò gli occhi, gli riempì il cuore e la bocca della stessa cosa che sfigurava i volti di Marco e Gianna. Scoppiò in una risata fragorosa, contagiato dalla loro! Erano stati tutti presi per il culo, senza neanche la possibilità di diventare famosi grazie ad una Candid Camera! “Che geni!”, esclamò, senza negarsi una punta di invidia: anche lui vorrebbe un amore così, allegro e gioioso, invece di uscire dalla sala dei monitor per tornare a casa dai suoi genitori.

Stava ancora ridendo, quando le persone al parco, richiuse le bocche senza dire né “Ah!” né “Beh!”, si accingevano a tornare in sé. Così come le teste si alzarono una dopo l’altra, ora era l’agitazione a diffondersi e contagiare tutti quelli che avevano assistito all’inedito spettacolo. Uno alla volta, spinti da quello che vedevano fare agli altri, tutti cercarono le loro borse, zaini, borselli, portafogli, cellulari… Qualcuno, vista la generale distrazione, pensò di approfittare della situazione e derubare quasi tutti!

Nessuno seppe mai se la coppia avesse dei complici o se sia stata una sfortunata coincidenza: il poliziotto aveva zummato così tanto, che le panchine non erano inquadrate e nessuno vide mai il volto del ladro.


Scritto inedito di clacclo. Riproduzione vietata.


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9 pensieri su “Il parco”

        1. Le statistiche sono farlocche: se vado sul mio blog mi conta come una visita, non tiene conto dei lettori ricorrenti (lo stesso visitatore viene contato più volte, invece si dovrebbero contare solo le letture che fa le volte successive), a volte le visite sulla home (che sono ininfluenti perché non leggi nulla) sono il doppio o il triplo del totale degli articoli letti e non ne capisco il motivo… Insomma sono numeri ma non hanno un grande significato.

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