Specchio riflesso: come si sono influenzate a vicenda le comunicazioni private e quelle social

Sarà una mia impressione, magari anche sbagliata, ma ho notato che, all’inizio dell’era dei social network, quando si comunicava via sms o a voce (come si chiamavano? Ah sì, telefonate!), l’approccio verso le persone conosciute in rete godeva ingenuamente della stessa fiducia di cui godevano i nostri amici e conoscenti reali e ci si relazionava con lo stesso rispetto.

Con l’abitudine e, soprattutto, con il crescere delle interazioni virtuali fino a superare in numero quelle con i conoscenti reali, si sono persi quella fiducia e quel rispetto per far posto a bellicosità e maleducazione: da che ci si sentiva una comunità di persone simili sullo stesso network, si è passati ad essere dei singoli in guerra con gli altri per guadagnare spazio, popolarità e consensi. L’anonimato e la mancanza di ripercussioni su di noi hanno fatto da accelerante.

E fin qui non sto dicendo nulla che non sia stato detto, e meglio, da centinaia di sociologi. Quello che mi ha fatto riflettere è stata la sensazione, provata in prima persona e di cui mi scuso con chi c’è andato di mezzo, di aver fatto un contro-transfert ed aver applicato lo stesso approccio negativo dei social anche nelle chat private con parenti e amici.

Se, prima, polemiche, insulti e discussioni erano riservati solo agli estranei con cui comunicavamo scrivendo, avendo ridotto la maggior parte dei nostri rapporti ad uno scambio di messaggi in chat, è come se ci dimenticassimo di avere a che fare con una persona che ci conosce e ci vuole bene e rispondiamo con lo stesso livore con cui siamo abituati a comunicare online, senza considerare l’impatto che può avere sull’altro e sul rapporto stesso.

Alla fine ci ritroveremo sempre più isolati nel mondo reale, per aver fatto terra bruciata di quei pochi rapporti sopravvissuti alle quarantene, ma con un sacco di amici virtuali che non incontreremo mai e dai quali non riceveremo mai né un abbraccio né un supporto materiale se ne avessimo bisogno. Però saranno relazioni bellissime e profonde, prive come sono di tridimensionalità, di difetti e di lati oscuri. Già, perché il fatto che virtualmente ci si conosce al massimo al 50% (io credo il 20%, ma voglio essere ottimista) non viene minimamente preso in considerazione quando ci infatuiamo di qualcuno che ha il solo pregio di scriverci ciò di cui abbiamo bisogno in quel momento e farci sentire apprezzati anche se siamo privi di qualità, interessanti anche se siamo la persona più noiosa del mondo, desiderati anche se non abbiamo più nessuno con cui andare al cinema e, incredibile, ci sentiamo persino amati nonostante non ci sia nulla di amabile in noi.

L’interscambio continuo fra realtà e virtuale assomiglia all’abisso infinito prodotto da due specchi uno di fronte l’altro, facendoci dimenticare che, alla fine, ciò che vediamo è sempre e comunque solo un’immagine riflessa della realtà…

---

Scritto inedito di clacclo. Riproduzione vietata.

---