I sogni, Bruce Springsteen si chiede se quelli che non si realizzano siano una bugia o qualcosa di peggio. Ho sempre pensato che un’illusione sia quel qualcosa di peggio, perché dipende da noi stessi e non dagli altri.
I suoi sogni avevano la banalità di una frase di Catalano: fare il casalingo per una donna bella, ricca, realizzata professionalmente e follemente innamorata di lui. Le donne avevano fatto questo sogno per secoli, persino – come lui – con l’aggiunta di qualcuno che facesse le pulizie al posto loro.
Che male c’è? Si parla tanto di uguaglianza, di inversione dei ruoli, ci dovrà pur essere qualche uomo che si renda disponibile…
Emilio sapeva che quel sogno era poco più di una battuta, ma il desiderio di una donna forte di cui prendersi cura quando torna a casa e si toglie l’armatura, quello era vero. Sentiva di essere il compagno giusto per una donna di successo.
Benché non gli dispiacesse essere al centro dell’attenzione, il suo carattere lo portava a preferire di stare dietro le quinte, in disparte, pronto a venire in soccorso o a dare un consiglio, qualora ce ne fosse bisogno. Però non era affatto remissivo, piuttosto emanava una forza calma, come un vulcano inattivo che aspetta il momento giusto per eruttare.
Il porto sicuro dove rifugiarsi in ogni momento, dove ormeggiare e farsi rimettere in sesto prima del nuovo viaggio, la base di partenza e di arrivo, questo voleva essere, questo poteva offrirle.
E questo era pure quello che si ripeteva continuamente, ogni volta che si domandava che cosa potesse darle che già non aveva, che cosa Gilberta trovasse in lui, se stesse vivendo il suo sogno o la sua illusione.
Venivano da due ambienti diversi, tanto diversi che nella vita reale non si sarebbero mai potuti incontrare. Per loro fortuna, checché ne pensi qualcuno, esisteva quello spazio in cui le classi sociali e gli stili di vita non contano: i social media. Prima qualche battuta, poi qualche chiacchiera, infine le confidenze e la passione, il tutto senza alcun condizionamento o pregiudizio. Si erano avvicinati l’uno all’altra spogliati di tutta l’apparenza, con i cuori nudi, e si erano riconosciuti subito.
Adesso dormiva al suo fianco, anche lei nuda dopo una notte in cui le parole avevano ceduto il posto al linguaggio dei corpi, e lui la guardava gongolando. Non perché lei fosse la donna più bella, intelligente, divertente, dolce, sensibile e dannatamente erotica che avesse mai conosciuto, no, per quei motivi aveva già gongolato i primi tempi, incredulo di aver trovato la donna dei suoi sogni. Adesso stava gongolando perché stava ancora dormendo. Avevano due ritmi diversi, lei che si svegliava presto per riuscire a fare tutte le cose con cui si riempiva la giornata per non sentire il rumore del vuoto dentro di lei e la sera crollava sfinita dopo cena, lui che non aveva mai amato svegliarsi presto, che impiegava due o tre ore per riuscire ad attivare testa e corpo e la notte faceva i conti con tutto quello che pensava. Gongolava perché vedeva il mare dentro di lei che, finalmente, si era calmato e non era più in burrasca: era entrata in porto. Ora che la vedeva dormire serena, fino a tardi, si sentiva l’uomo più realizzato del mondo.
Era mattina, il sole filtrava dalle tende e disegnava lame di luce sulla sua schiena. Era mattina e lui era sveglio mentre lei dormiva ancora. Voleva imprimere quel momento nella sua memoria, fissare per sempre quell’istante di pace assoluta.
“Da quanto sei sveglio?”
Lo chiese senza aprire gli occhi del tutto, quel che basta per vedere attraverso le ciglia senza essere abbagliati dalla luce.
“Da un po’, avevo fretta di rivederti. Stare con te è così bello che non voglio sprecare il tempo a dormire.”
“Amore, abbiamo tutto il tempo del mondo, io non vado da nessuna parte.”
“Lo sappiamo entrambi che non è vero. Non sappiamo quanto tempo ci rimane, sappiamo solo che abbiamo questo momento e nient’altro. Facciamolo durante il più a lungo possibile, ma non rimandiamo niente!”
Lei allungò una mano verso il suo viso, la posò sulla sua guancia e, mentre si avvicinava per baciarlo, con lo sguardo verso il basso per non incrociare il suo sguardo, gli disse con un filo di voce “Ti amo” per la prima volta. Poi lo baciò teneramente e avidamente allo stesso tempo, così che lui non potesse replicare nulla.
“Perché ridi?”
Chiese lei mentre si staccava da lui, risentita, per guardarlo bene in faccia.
“Rido perché sono felice: ho sempre avuto due desideri, da quando ti ho conosciuta, e ora li ho realizzati entrambi.”
“Che desideri?”
“Volevo romperti il culo e ripararti il cuore. Ti amo anch’io, Gilberta.”
Scritto inedito di clacclo. Riproduzione vietata.

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